Il Giardino dei Riflessi

Il giardino dei Riflessi è uno spazio dedicato alle riflessioni che nascono nel quotidiano, da fatti o eventi sociali che in qualche forma vanno ad incidere sul nostro modo di vivere, lasciando qualche traccia nella nostra memoria o, più semplicemente, è un modo di comunicare "accomodandoci" in un salotto virtuale dove è possibile trattare gli argomenti più svariati, traendo spunti significativi anche da eventuali esperienze personali.

Scopo del blog è condividere notizie, curiosità o esperienze personali rielaborandoli alla luce di molteplici punti di vista, evitando in tal modo stereotipi e/o inutili pregiudizi.

Così come in un “giardino” sono presenti innumerevoli tipologie di piante che coesistono tra loro e con altre forme di vita, in un gioco di riflessi di luce che ne alimentano l’esistenza, così l’essere umano dovrebbe coesistere nel sociale analizzando ogni fenomeno da diversi punti di vista in un gioco di idee che, seppur contrastanti, tendono ad armonizzarsi tra loro.

mercoledì 15 dicembre 2010

Follia? Solo espressione artistica..




Quanto è sottile il confine tra patologia e sanità psichica? Quando si può affermare di essere dinanzi ad un malato di  mente? Questo video riporta alcune delle celebri opere d'arte di un famoso pittore considerato "il pittore malato" per eccellenza, Van Gogh, che attraverso la musica di Eduardo De Crescenzo, che a lui ha dedicato uno dei suoi più recenti lavori,  si ripropone a noi. Il pittore soffriva spesso di allucinazioni e molti dei suoi capolavori sembrano riportare questo elemento, ma probabilmente la creatività di Van Gogh nasceva anche dalla "geniale" capacità di guardare la realtà da prospettive non ordinarie. I colori rosso e verde usati ne "Il Caffè di notte" esprimono il suo stato emotivo, le terribili passioni umane incontrate dall'artista nel suo percorso di vita, così come ne "Il campo di grano con corvi" si evince la tristezza e l'estrema solitudine che lo caratterizzava. La variegata sintomatologia presentata dall'artista coesiste, tuttavia, con la sua creatività tanto da non poter associare l'originalità dei suoi dipinti a caratteristiche tipiche di una patologia. Le tele, l'espressione artistica rappresentano un canale comunicativo, un modo scelto da Van Gogh per esprimere il suo vero se. L'uomo in quanto essere multi categoriale non possiede un linguaggio unico ma diverse modalità con cui attua l'intenzione di rivelarsi. Cambiando il modo di esprimersi, cambia lo stesso modo d'essere del soggetto.

sabato 4 dicembre 2010

Protagonisti di se stessi..




Chi nella vita non ha sognato almeno una volta di essere "protagonista"?

Chi non ha fantasticato di salire su un palcoscenico per esibire le proprie qualità e non importa se realmente possedute o soltanto desiderate? Improvvisarsi per un attimo cantante o musicista oppure ballerino talentuoso o attore famoso è una ricorrente fantasia soprattutto nell'età adolescenziale, quando dinanzi alla persona che immagina c'è un tutto da vivere, un percorso di vita da realizzare in cui vengono prese in considerazione svariate opportunità di lavoro e di occupazione del tempo libero, tra cui l'espressione della propria personalità attraverso la sfera artistica. Sovente capita anche all'adulto di immaginarsi proiettato in una dimensione fantastica in cui poter esprimere talenti desiderati e probabilmente non  posseduti. Identificarsi con il più bravo giocatore di calcio del momento, con il suo tenore di vita e la sua fama è comprensibile se consideriamo che l'essere umano fin da bambino finisce per identificarsi con il genitore dello stesso sesso incorporandone i valori in cui questi crede e le caratteristiche che diverranno, più tardi nell'età adulta, le regole e le norme morali avvertite come interne. Per l'adulto, identificarsi con il giocatore di calcio preferito o con l'attore da sempre ammirato, è una reazione alla frustrazione che questi "miti" creano. Consideriamo ad esempio un soggetto adulto che assiste ad un film al cinema. Lo spettatore si trova immerso in una situazione particolare garantita dalla presenza del buio, dalle grandi immagini proiettate sulla platea, dai suoni, dalla posizione rilassata, tutti fattori che consentono il passaggio dal pensiero critico e logico che contraddistingue l'individuo durante la veglia al pensiero oniroide formato in larga parte dall'affettività e dalle emozioni. Continuando nell'esempio, il film che lo spettatore sta osservando somministra frustrazioni mostrando ambienti che l'individuo vorrebbe frequentare o attori che impersonano tipi fisici e psicologici che l'individuo vorrebbe essere. A questo punto lo spettatore decide, seppur incosciamente, di superare questa frustrazione identificandosi con l'attore. L'identificazione con la persona che frusta, in questo caso l'attore, permette al soggetto frustrato, lo spettatore, di divertirsi e godersi lo spettacolo.
A volte, in alcuni casi, l'identificazione può continuare anche dopo lo spettacolo. Si nota nei giovani soprattutto questa tendenza a copiare le caratteristiche degli attori, vestendosi o pettinandosi come loro. Recentemente la saga di Twilight, di successo oceanico sia in libri che in film, ha coinvolto gran parte degli adolescenti (e non solo) modificandone a volte, comportamenti e atteggiamenti. L'attrazione per l'elemento "romantico" che fa parte da sempre dell'immaginario giovanile-adolescenziale dominandone i sogni e le aspettative, per l'elemento "fantastico" con la presenza della figura del vampiro, ma soprattutto per l'elemento "estetico" caratterizzato dalla presenza di giovani belli e stereotipati che si muovono leggiadri su fondali ovattati mostrando un look convenzionale studiato per attirare l'attenzione dei giovani considerati più facilmente influenzabili rispetto agli adulti, sembrerebbe esser ciò che ha portato popolarità alla saga. E' sull'aspetto estetico dei protagonisti che numerosi adolescenti hanno focalizzato il loro interesse e nell'identificarisi con loro ripropongono la pettinatura sghemba di Edward o esasperano l'emulazione facendosi, addirittura, impiantare due canini da vampiro per imitare Robert Pattinson. La richiesta piuttosto singolare riguarda una giovane ventiduenne romana che, qualche tempo fa, ha chiesto al proprio dentista (e ottenuto) di allungare i suoi canini di 1,5 mm perchè voleva realizzare due denti da vampiro. Considerata l'età della ragazza sarà stata per lei abbastanza chiara la distinzione tra ciò che è il cinema con il suo mondo fantasioso e la realtà che caratterizza il quotidiano, di conseguenza una simil richiesta porta a pensare che i "miti" televisivi eletti dalle nostre scelte vengono emulati da alcuni soggetti in maniera esasperata. Si potrebbe chiamare "effetto della televisione sul proprio Io" o "bisogno di far parlare di se stessi". Personalmente mi piace chiamarlo "narcisismo" o esagerata ammirazione per la propria persona. L'adorazione morbosa di se stesso che si esprime nel culto e nella cura maniacale del proprio corpo conduce l'individuo ad adottare uno stile di vita volto soprattutto "all'apparire". Essere protagonisti, a mio avviso,  non significa sacrificare la propria interiorità per ricercare un canone di bellezza alquanto esagerato o donarsi a falsi miti cercando di somigliarvi. L'accento dovrebbe esser posto maggiormente sulla cura delle relazioni con il prossimo più che sull'estetica individuale. Si può essere protagonista della propria vita e salire sul proprio palcoscenico rimanendo fedele ai propri pensieri e alle proprie emozioni, mettendo in scena le normali sfumature della nostra essenza, della nostra quotidianità. Ogni essere umano ha già un suo completo bagaglio che lo porta ad essere protagonista di se stesso attraverso l'autorealizzazione senza dover necessariamente modificare la sua condizione.